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giovedì 22 settembre 2011
lunedì 12 settembre 2011
domenica 11 settembre 2011
Lettera d'amore
tratto da www.singolarecollettivo.blogspot.com di Sabina de Rosis
Addormentarmi con te è stato così facile
ieri.
Davvero,
non lo immaginavo...
Non l'ho
immaginato nemmeno quando mi hanno tessuto le tue lodi, descrivendo il modo
silenzioso e rassicurante col quale sai far compagnia.
Soprattutto
Marco e Marco. Quanto spesso si saranno ritrovati ad addormentarsi abbracciati
con te? Ed io che li prendevo in giro... a volte mi permettevo anche di fare del
facile e gretto moralismo. È capitato perfino che mi
scandalizzassi!
“Lei non vi renderà felice.Vi farà del male. Ma non vi accorgete di come vi state riducendo?!”
E non avevo
tutti i torti, tu lo sai. Certo che lo sai! Tu non dai felicità, mia cara, non è
questo ciò che sai fare. Tu forse togli tristezza e riempi solitudini, forse. Ma
dura poco.
La tua è
una terapia blanda e illusoria. Un placebo. Ma quant'è dolce la tua
illusione...
Soprattutto
quando vieni a far compagnia la notte nelle stanze vuote e vissute come la
mia.
Dura finché
dura. Al mattino, puntualmente, ci si sveglia e tu non ci sei. Al posto tuo il
vuoto che si pensava di aver colmato e una grossa confusione in testa. E nelle
fauci, anziché il tuo sapore, resta solo qualcosa di aspro, come una mancanza.
Una nuova mancanza. É voglia di te.
Sì, voglia
di un'altra notte con te.
Cazzo, sono le undici del mattino, sono sveglia da
poco meno di quattro ore e sto già immaginando, anzi pregustando il nostro
prossimo incontro. Non sono cotta,
non spaventarti.
Tu seduta
ai piedi del letto, mentre io, ancora spossata, mi ci sto riposando, sdraiata e
in pace col mondo. Ogni tanto allungo il braccio. Mi basta anche solo il
semplice contatto fisico per sentirmi meglio. Accarezzarti il collo nudo e
sentire i brividi del contatto tra la mia pelle calda e la tua, fredda e ancora
imperlata di gocce, mentre dentro ancora fremi. Mi basta toccarti un po' di più
e lo sento... fremi.
E allora mi
piace sporgermi verso di te, prenderti e appoggiare le mie labbra sulle tue. E
riempirmi di te la bocca e i pensieri, cancellando il resto.
Anche se è
solo un attimo.
Certo,
perché l'attimo seguente la mia voce ti parla ancora di lui, del suo affetto
fraterno, della nostra relazione “di base” e del nostro amore, che ora per lui è
solo qualcosa di collaterale, aggiuntivo, marginale.
“Tanto siamo stati qualsiasi cosa noi...”
diceva e le
mie parole fanno eco dentro di te, che in rispettoso silenzio mi ascolti. Anzi,
fai di più. Ti svuoti di te e ti riempi di me, delle mie ansie, delle mie
sofferenze, delle mie seghe mentali.
È per
questo che prima di gettarti ti richiudo. Perché i miei mali restino tutti
dentro te, come fossi un vaso di Pandora.
Invece sei solo la mia quinta birra.
Spread & spritz
Quali segni lascerà questa (ennesima) crisi economica sulla nostra quotidianità?
E' una di quelle domande che qualcuno potrebbe porsi in un momento di totale noia. Uno di quei momenti che può nascere inaspettato perche all'ultimo è saltata la giornata al mare piuttosto che l'uscita con la ragazza o gli amici. Insomma uno di quesgli istanti inattesi in cui ci si ritrova soli con sè stessi e ascoltando una notizia per la prima volta dall'undici settembre di 10 anni fa ci si spreca in una riflessione.
In questi giorni di turbolenze finanziarie va in scena, forse in pochi se ne accorgono, una buffa gag domestica giocata sulla sostanziale insofferenza con cui il cittadino qualunque reagisce alle altisonanti preoccupate e (più che fondatamente) catastrofiche dichiarazioni di default, di fallimentari indici mibtel di bond tedeschi (forse ottimi con crauti, birra e salcicce?) e di spread, quest'ultimo il più delle volte confuso con lo spritz di metà pomeriggio.
"Bruciati X miliardi in Borsa" dice allarmatissimo il giornalista finanziario in televisione, mentre il cittadino qualunque già cambia canale in cerca di un Grande Fratello o almeno di una Paperissima Sprint. Non ce pò fregà de meno insomma.
Qualche sussulto preoccupato lo si leva solo quando in televisione o su un giornale (utilissimo il trafiletto divagatore sulla Gazzetta dello Sport) parlando un attimo più terra terra ci allertano dell'(ennesimo) aumento delle tasse programmato nella manovra finanziaria.
Una manovra cambiata più spesso dell'allenatore del Palermo ma che conserva il suo leit motiv nella certezza che si aumenteranno le tasse.
In quel momento qualcosa in noi si muove.
Capiamo che il cetriolo globale di tremonti-guzzantiana memoria ci colpirà ancora.
Capiamo tutto e finalmente ci incazziamo.
Un pugno sulla tavola imbandita.
Un telecomando lanciato (non troppo violentemente) sul divano.
Un vaffa a Silvio.
Ecco. La nostra rivoluzione è fatta.
Appena in tempo per il posticipo della domenica sera.
E' una di quelle domande che qualcuno potrebbe porsi in un momento di totale noia. Uno di quei momenti che può nascere inaspettato perche all'ultimo è saltata la giornata al mare piuttosto che l'uscita con la ragazza o gli amici. Insomma uno di quesgli istanti inattesi in cui ci si ritrova soli con sè stessi e ascoltando una notizia per la prima volta dall'undici settembre di 10 anni fa ci si spreca in una riflessione.
In questi giorni di turbolenze finanziarie va in scena, forse in pochi se ne accorgono, una buffa gag domestica giocata sulla sostanziale insofferenza con cui il cittadino qualunque reagisce alle altisonanti preoccupate e (più che fondatamente) catastrofiche dichiarazioni di default, di fallimentari indici mibtel di bond tedeschi (forse ottimi con crauti, birra e salcicce?) e di spread, quest'ultimo il più delle volte confuso con lo spritz di metà pomeriggio.
"Bruciati X miliardi in Borsa" dice allarmatissimo il giornalista finanziario in televisione, mentre il cittadino qualunque già cambia canale in cerca di un Grande Fratello o almeno di una Paperissima Sprint. Non ce pò fregà de meno insomma.
Qualche sussulto preoccupato lo si leva solo quando in televisione o su un giornale (utilissimo il trafiletto divagatore sulla Gazzetta dello Sport) parlando un attimo più terra terra ci allertano dell'(ennesimo) aumento delle tasse programmato nella manovra finanziaria.
Una manovra cambiata più spesso dell'allenatore del Palermo ma che conserva il suo leit motiv nella certezza che si aumenteranno le tasse.
In quel momento qualcosa in noi si muove.
Capiamo che il cetriolo globale di tremonti-guzzantiana memoria ci colpirà ancora.
Capiamo tutto e finalmente ci incazziamo.
Un pugno sulla tavola imbandita.
Un telecomando lanciato (non troppo violentemente) sul divano.
Un vaffa a Silvio.
Ecco. La nostra rivoluzione è fatta.
Appena in tempo per il posticipo della domenica sera.
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