Augusto Minzolini non sarà più direttore del Tg1.
Meno male, potrebbe dire qualcuno.
Ed io tra questi.
L'epopea del direttore del telegiornale ( una volta) più autorevole della televisione italiana avviene nel segno di un noto politico italiano di cui non faccio il nome.
Berlusconiano, proveniente da Panorama ( giornale di Berlusconi) messo lì da Berlusconi, è stato rimosso dal Direttore Generale della Rai, Lorenza Lei (messa lì da Berlusconi per sotituire Masi ex dg Rai nominato da Berlusconi) e verrà sostituito da Albero Maccari, attuale direttore dei Gr Regionali in fase di prepensionamento.
A proposito: voluto da Berlusconi.
Minzolini ha confezionato in questi anni un Tg1 mai così sfacciatamente di parte e di cui ricorderemo gli ultra-schieratissimi editoriali.
Adesso va via.
Non tanto per i suoi editoriali quanto perchè fiaccato dai deludenti risultati Auditel che hanno visto sprofondare il Tg1 ( sorpassato un paio di volte dal Tg3 e spesso battuto dal Tg5) e da una inchiesta giudiziaria che lo ha visto rinviato a giudizio per peculato a causa di un uso disinvolto della carta di credito aziendale (in 14 mesi, tra il luglio 2009 e ottobre 2010, avrebbe speso con la carta di credito aziendale 68 mila euro. Somma comunque poi restituita)
Nel commentare le modalità con cui è stato allontanato dalla poltrona di direttore Minzolini parafrasando il mitico (ex) ministro Calderoli ha bollato la vicenda come una "porcata".
Ha ragione.
In Rai è tutta una porcata.
E' una porcata che Minzolini ( pagato da noi ) rimanga al Tg1 con uno stipendio da 500.000 euro l'anno a fare il corrispondente di punta da Parigi o da New York.
E' una porcata che una azienda indebitata fino al collo e pagata con soldi pubblici non investa sulla eccellenza e la meritocrazia ma imperterrita continui a svilirsi al ruolo bipartizan di mangiatoia di politici ed amici dei politici.
E' una porcata vedere quanto la Rai sia costretta più di tutti a pagare la mancata soluzione del gigantesco conflitto di interesse berlusconiano ( non risolto a destra appositamente per garantire il mantenimento in vita dei più piccoli ma numerosissimi conflitti di interesse cari alla sinistra) che deve vederla perdente per forza rispetto Mediaset.
E' una porcata pagare il canone per una televisione che non ha più nulla di servizio pubblico.
In tempi di crisi questa vicenda passa (anche giustamente) inosservata, presi come siamo a pensare alla benzina che costa quanto un chilo di tartufi, ad una bolletta della luce sempre più cara e più in ritardo nel pagamento, ad una prima casa che diventa da un giorno all'altro un bene di lusso piuttosto che ad una pensione tagliata ai nostri padri e nonni e che noi giovani non vedremo mai.
Però ha il pregio di darci uno spaccato lucidissimo della piccolezza del nostro Paese.
La Rai come l'Italia.
Occupata dai partiti.
Funziona male.
Indebitata.
Malata di raccomandazioni ed inefficenze.
Sull'orlo del fallimento.
Ed ora sottoposta all'ennesima finta rivoluzione.
Al Tg1 si sta per cambiare tutto, per essere sempre sicuri di non cambiare niente.
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