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giovedì 14 aprile 2011

Libertà di informazione: il mito dell'incoscenza

In questi giorni in cui si è discusso ed approvato quell'ennesimo mostruso sberelffo alla giustizia, da più conosciuto come "processo breve" ho evitato appositamente giornali e Ballarò vari.
Sbaglio. Lo so.
Ma sono troppo schifato.
Il solito duello televisivo tra rappresentantedellaopposizioneconniventechedormecontinuamentemachesirisvegliaproprioquandononpuòfarvederechedormecontinuamente
contro rappresentantedellamaggioranzasenzaspinadorsalecosìinteressatoamantenereilpostochesaigiàchereciteràilsolitodiscorsettopreparatoacasaegiustificheràqualsiasiporcatapurchèvengaricandidato a me ha rotto. Non mi interessa più.
In questi giorni ho provato a distrarmi con un mio vecchio amore: la radio.
Qualche bella canzone.
Un De Andrè o un De Gregori ogni tanto per curare lo spirito.
Poi però la mia passione (quasi malattia, so anche questo) per l'informazione, incosciamente mi portava sempre ad alzare il volume su un giornale radio o su un programma di approfondimento.
Ieri ero sintonizzato su Radio1, ascoltavo un pò di musica quando ad un certo punto la speaker annuncia che, dopo la pubblicità, andava in onda "Tutte le mattine" di Maurizio Costanzo.
Penso: "Costanzo fa un programma in radio? Sentiamo un pò che dice."
Pubblicità.
Sigletta.
L'incofondibile voce un pò più ciancicata di Costanzo che racconta di un tipo, un gioralista freelance e regista di documentari slavo che vuole girare un documentario sulla condizione carceraria  a Rebibbia.
Si presenta lì per i permessi.
I secondini fanno un controllo sulle generalità del tipo e scoprono che non solo a Rebbbia c'era stato in prima persona, ma che era praticamente evaso e che doveva scontare ancora sei mesi di carcere.
Viene arrestato e lui si giustifica dicendo "Me ne ero scordato".
Morale di Costanzo: fare attenzione magari con una cura per la memoria.
Fine del programma.
1 minuto pulito.
Il mio commento: bella cazzata. Con tutto quello che sta succedendo sta pillola di saggezza. Chissà quanto lo pagano per questo monumentale progogramma di infomazione. Ormai lontanissimi i tempi in cui Costanzo e Santoro facevano i programmi staffetta contro la mafia.
Stamattina mi è ricapitato di risintonizzarmi su Radio1.
Andava in onda "Radio anch'io" in diretta dalla scuola di Giornalismo di Perugia nell'ambito del International Journalism Festival in corso in questi giorni.
Intervistano Oleg Kashin, reporter russo del Kommersant aggredito e ridotto in gravissime condizioni in un misterioso agguato sotto casa qualche mese fa e la giornalista e scrittrice messicana Cynthia Rodriguez, da tempo impegnata in delicate inchieste sul narcotraffico.
Storie agghiaggianti. 
Si parla di come in Russia, nell' ex blocco sovietico, ad esempio in Ungheria (Paese che è nell'Unione Europea ed attualmente il suo premier è presidente di turno del semestre comunitario) o in Cina il controllo sulla liberta di informazione sia quasi totale.
Lo stesso in alcune zone del Sud America e dei Paesi Arabi.
Agghiaccianti le storie di Kashin o della Rodriguez.
Gente che non guadagna chissà che ma che si rende la vita impossibile per il diritto all'informazione.
Perchè sentono che è giusto fare sapere.
Gente che viene minacciata,  presa a botte, quando non proprio ammazzata dai loro stessi governi di appartenenza.
Come è successo 5 anni fa ad  Anna  Politkovskaja.
Eroi o incoscienti ?
Probabilmente l'incoscienza è il punto di partenza da cui si comincia ad essere eroi.
Perchè se si è calcolatori non potrà mai accettarsi di mettersi in pericolo di vita.
Non è un caso che il giornalismo imperante sia quello modello Vespa.
Quello che non rischia mai.
Quello che non dice nulla che vada fuori dal protocollo.
Perchè sa che se vuole esistere deve recitare quella parte a copione.
Senza mai uno slancio creativo o un sussulto di orgoglio che faccia chiedere qualcosa di non concordato a tavolino.
Anche le risse verbali ormai sono calcolate.
Battibecchi ideologici in un mondo che non vive più di ideologie.
E' lo schema classico imperante in questa televisione generalista dei talk e delle trasmissioni di approfondimento quotidiano.
Con la scelta di ospiti ad hoc, poi, non c'è nemmeno il fastidio di istruirli prima.
Non siamo la Cina o la Russia.
In Italia non chiudono la Rete (per il momento). E Interenet è l'unica sorgente per trovare qualche notizia più vicina alla realtà dei fatti.
Non c'è un regime di repressione sanguinaria.
Ma paghiamo il dazio di questa insopportabile censura morbida realizzata attaverso un sistema fatto di informazione quotidiana infarcita di VespaMinzoliniCostanzoFerraraInfanteSgarbiBianchettiD'UrsoStudiApertiTG1,2,4e5 che 24 ore su 24 nutre la gente di se stessa.
Cioè di non - informazione.
Quando poi un Santoro o una Gabanelli (stranissimamente sempre con audience altissima e introiti pubblicitari attesi come manna dal cielo le dissestate casse RAI amministrate dal fidatissimo dg Masi) si pongono in contrasto con questo sistema, sono sempre presenti nella lista dei prossimi epurati, perchè loro sono faziosi e comunisti.
Che tristezza.
Eppure Paesi dove la situazione è decisamente migliore non sono così lontani. Senza aspirare alla libertà statunitense, non potevamo almeno essere una Germania, un Inghilterra o una Spagna ?
Niente. Siamo l'Italia.
Dalla radio la voce dello speaker mi risveglia da questi pensieri e preannuncia la nuova puntata di "Tutte le mattine" di Costanzo.
Grazie speaker e la spengo subito.
Sorridendo al paradosso che alla fine per sopravvivere ho bisogno di censurare anche io.


1 commento:

  1. perchè la Palombelli verso le 13.00 su radio2 ? ne vogliamo parlare?

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