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giovedì 31 marzo 2011

da www.cadoinpiedi.it - intervista a Fabrizio Gatti

ESCAMOTAGE FRANCESE

Il 90% dei clandestini a Lampedusa vuole raggiungere i parenti in Francia. Ma ecco come Parigi li ha fregati con la scusa dell'assistenza sanitaria

Fabrizio Gatti
Fabrizio Gatti sa cos'è un Cpt. Nel settembre 2005 è riuscito ad infiltrarsi in uno sbarco di profughi e ad entrare nel centro di Lampedusa, zona vietata agli occhi indiscreti dei cittadini e dei giornalisti. Oggi che l'isola è al collasso, con migliaia di tunisini sbarcati che sognano Parigi, abbiamo chiesto a lui di analizzare la situazione.

Cos'è cambiato dal tuo viaggio dentro al Cpt di Lampedusa ad oggi?

Quello che sta accadendo in questi giorni è qualcosa di completamente diverso perché allora avevamo a che fare con un flusso migratorio molto legato anche ai tentativi di entrare in Europa e alle chiamate per posti di lavoro in Italia e non solo in Italia. Adesso, invece, c'è un'uscita in massa di Tunisini che stanno sfruttando l'assenza di controlli lungo le coste dovuto alla caduta del regime di Ben Ali. Quindi i paragoni sono un po' difficili, anche perché allora il centro era considerato di "permanenza temporaneo", un Cpt. Adesso sono stati chiamati i Cie (centri di identificazione e espulsione). Il Cpt era un centro chiuso. Era impossibile entrarvi, tant'è vero che ho dovuto fare questa inchiesta sotto copertura con un nome finto e con un'identità finta. In questo periodo, in queste condizioni, il centro è completamente aperto al punto che è possibile entrarvi ed è possibile uscirne. Allora erano lunghi i periodi di attesa, ma credo che da questo punto di vista non sia diversa la situazione per le persone che sono arrivate: si attende che qualcosa succeda perché lo scopo del viaggio ovviamente non è Lampedusa ma è il continente europeo. Può essere l'Italia, per la maggior parte in questi giorni è la Francia e quindi si aspetta che qualcosa accada.

I tunisini arrivati a Lampedusa sono scontenti. Erano convinti di trovare "l'America", invece quasi quasi vorrebbero tornare indietro.

L'emigrazione è sempre accompagnata da miti. Lo stesso accadeva per gli italiani, tant'è vero che esiste e veniva usato anche fino a qualche anno fa l'espressione "ha trovato l'America" perché l'America era qualcosa che era tutto lustrini e successo. In realtà poi la vita degli italiani emigrati in America dalla fine dell''800 in poi è stata per la maggior parte delle persone una vita durissima. Questa è una caratteristica dei flussi migratori, per cui ci si muove richiamati dalla possibilità di trovare lavoro, da una possibilità di cambiare vita, dalla possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita per sé stessi, per le persone più vicine, per i figli, i genitori, la famiglia. E' chiaro che poi lo scontro con la realtà può essere diverso da quello che uno si aspetta, può anche essere che uno si aspetti una realtà dura. Del resto non abbiamo a che fare con degli sprovveduti che pensano di arrivare al Luna Park, ma sono persone che sanno di affrontare un viaggio e un futuro difficili. E' chiaro anche che la risposta dipende da in quale fase del viaggio viene posta la domanda, se la domanda viene posta nel momento in cui le persone sono ammassate da 6 giorni in condizioni estreme sotto la pioggia, in condizioni anche di scarso igiene, è chiaro che la risposta può essere negativa. Se si pone la stessa domanda ai tunisini che nel frattempo in queste ore sono arrivati sani e salvi a Parigi che era la meta del loro viaggio, magari potremmo avere quelle risposte più ottimistiche. Sicuramente dobbiamo chiederci le ragioni di queste partenze e se era possibile un percorso alternativo. In molti casi credo che per buona parte delle persone che sono arrivate a Lampedusa in queste settimane, forse la risposta è che sicuramente ci poteva essere un'alternativa a questo tipo di viaggio.

A quale alternativa ti riferisci?

L'alternativa è il viaggio regolare. Da interviste che ho fatto e che tra l'altro sono storie che usciranno su L'Espresso di venerdì, buona parte di queste persone, dei tunisini, direi un buon 90%, sono persone che hanno familiari in Francia. In qualche caso si tratta dei genitori o del padre, oppure del fratello, oppure del cugino. In Tunisia c'è una situazione di crisi dovuta alla caduta del regime. Alcune di queste persone lavoravano in Libia, e dalla Libia sono dovute scappare. Ebbene i familiari francesi hanno invitato queste persone a un periodo di attesa di tempi migliori o di ricerca di lavoro in Francia. Alcune di queste persone hanno provato a chiedere un visto per una visita familiare in Francia. Ma i consolati francesi concedono i visti ai cittadini tunisini e anche ai cittadini di altri paesi al di fuori dell'Unione Europea, soltanto dimostrando di avere un reddito molto alto e la possibilità di pagarsi l'assistenza sanitaria da soli etc. Gli stessi criteri che usa l'Italia per selezionare la concessione dei visti. Di fronte all'impossibilità di avere un visto regolare, le persone sono ricorse a questo viaggio irregolare, anche molto pericoloso per entrare in Europa. Ciò è dimostrato dal fatto che la gran parte di queste persone, una volta arrivate in Italia, scappano, escono e proseguono il viaggio verso la Francia. E' un dato che tra l'altro è ben conosciuto dal Ministero dell'Interno italiano, tant'è vero che ha trasferito queste persone in centri aperti, consigliando di chiedere asilo in Italia. Oppure facendo firmare richieste di asilo in Italia, in questo modo queste persone venivano trasferite in centri aperti e da qui potevano proseguire il viaggio. Ebbene se ci fosse da parte dei paesi europei, una maggiore attenzione alle esigenze familiari dei propri cittadini, perché spesso si tratta di cittadini, per quanto riguarda la Francia, tunisini ma che vivono in Francia da 20, 30 anni, una maggiore attenzione, avrebbe evitato la situazione che vediamo a Lampedusa. Non solo, c'è un altro aspetto, anche se crescono in Francia, ma questo accade anche in Italia, i figli una volta divenuti maggiorenni, per poter risiedere nel paese, devono avere lavoro. Per cui per un immigrato o per una famiglia di immigrati anche se sono in regola con i documenti, la possibilità di avere un figlio in casa senza lavoro, o con lavoro non regolare perché magari è saltuario o magari con uno studente fuori corso universitario fino a 30 anni, è impossibile perché dopo i 18 anni un figlio o la figlia non sono più sotto la tutela dei genitori e devono dimostrare di avere i requisiti. Come vedete questa norma può anche spingere persone a essere espulse, magari senza parlare la lingua di origine perché sono nate in Francia o in Italia e sono sempre cresciute qua. La conseguenza di questa sorta di fortezza Europa che è stata costruita, è lo sbarco a Lampedusa.

TRATTO DA WWW.CADOINPIEDI.IT

IMPOSSIBILE ACCOGLIERLI TUTTI

Intervista a Gian Antonio Stella - 30 Marzo 2011

Vergognoso che la Francia non voglia farsi carico dell'emergenza. L'Italia non può farcela. Questo è un problema europeo. I profughi vanno accolti e spartiti col resto d'Europa

Gian Antonio Stella
A Lampedusa la situazione è insostenibile. Barconi di nordafricani continuano ad arrivare sulle nostre coste. E l'Europa ci chiude la porta in faccia. Abbiamo sentito Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore.

Politica spaccata sul fronte Lampedusa. Bossi tuona: "Fora dai ball". E' il gioco delle parti?
Ognuno in politica fa sempre il proprio gioco, solo che c'è modo e modo di farlo. E' assolutamente normale che ognuno in politica faccia il proprio gioco, non è normale, ed è pericoloso, fare il proprio gioco in maniera volgare così come la sta facendo su questo punto Umberto Bossi. Io credo che noi non possiamo accogliere tutti, perfino un uomo santo come Enzo Bianchi, il priore della comunità di Bose, dice che noi non possiamo accogliere tutti. Non c'è niente da fare, non è possibile. Se vogliamo possiamo aggiungere la parola "purtroppo". Ecco: "purtroppo non possiamo accogliere tutti". Ma così è. Però c'è un solo modo per gestire situazioni complicate come queste in maniera seria, stare alla larga dal razzismo. Tu puoi anche respingere gli immigrati che non siano profughi per motivi politici e che non rischino la pelle tornando in patria. Tanto per capirci: i profughi dell'Eritrea non è che noi magnanimamente possiamo concedergli di restare. Loro hanno diritto per legge a restare, non è Maroni che glielo concede, loro hanno diritto per legge a restare, lo dice la Costituzione, lo dicono le convenzioni internazionali. Punto. Detto questo, tu puoi anche decidere, perché purtroppo non è possibile far diversamente, di respingere gli immigrati. Però lo puoi fare solo se non gli dici "torna indietro brutto negro", o se non gli dici "non vogliamo Bingo Bongo". Mi spiego?

La Francia, che per prima ha attaccato la Libia, adesso alza le barricate contro gli immigrati. Per paura che arrivino dall'Italia hanno mandato l'esercito a Ventimiglia. Cosa ne pensa?

Allora, fermo restando che secondo me tutta l'Europa deve farsi carico di questa cosa e quindi anche la Francia deve farsene carico, ed è vergognoso che la Francia non se ne faccia carico, c'è però una differenza che non è piccola. La Francia ha avuto ministri di colore, la Francia ha avuto ministri arabi, la Francia ha un Presidente (Sarkozy ndr) figlio di un immigrato. Dunque, è una situazione diversa. È per quello che io dico che è indispensabile usare le parole giuste, mai come in questo caso.

Gli italiani emigravano, un secolo fa, in modo massiccio. C'è qualcosa in comune fra la nostra emigrazione e questi sbarchi?

Assolutamente sì. L'unica differenza, ma davvero l'unica, è che i nostri, neppure una minoranza dei nostri migranti, ha esportato terrorismo religioso, e qui invece il rischio che ci sia qualche terrorista religioso c'è. Bisogna anche dire che noi abbiamo esportato la mafia, la camorra, la 'ndrangheta e quindi non è che abbiamo esportato soltanto persone perbene. La stragrande maggioranza degli italiani erano perbene ma non abbiamo esportato solo persone perbene. Gli italiani hanno cominciato ad emigrare negli Stati Uniti negli anni Settanta dell'Ottocento e sono emigrati soprattutto fino alla Prima guerra mondiale. Poi c'è stata un'ondata anche successiva alla Prima guerra mondiale e poi praticamente le emigrazioni negli Stati Uniti sono non dico cessate, ma sicuramente calate molto con il Fascismo. Questo perché il fascismo non voleva che gli italiani se ne andassero, perché dava l'idea che l'Italia non stesse bene. Il concetto era: più emigranti se ne vanno dal loro paese più l'immagine è che in quel paese non si mangia, per questo i fascisti cercavano di contenere la spinta emigratoria.
Ma tornando a quanto dicevamo, nei decenni in cui c'è stato un'enorme emigrazione italiana negli Stati Uniti, ricordiamoci che New York è stata a lungo la città con più abitanti italiani, quando noi emigravamo la situazione era grossomodo uguale. Fuggivamo da un paese miserabile e andavamo a cercare condizioni di vita migliori. L'idea che lì ci fosse lavoro per tutti è una cazzata che viene ripetuta spesso, come pappagalli, da tutti quelli che non avevano mai letto un libro sull'emigrazione italiana. Se leggessero qualcosa, consiglio almeno i reportage di Eugenio Balzan dal Canada. Balzan racconta che i giornali canadesi scrivevano "cosa diavolo vengono a fare qua gli italiani se non c'è lavoro neanche per i canadesi, e i canadesi se ne vanno, emigrano in Brasile? E di esempi come questi potrei farne a decine. Non è vero che noi emigravamo soltanto dove c'era lavoro, la realtà è che da che mondo è mondo si va dove c'è cibo.
Il rapporto sull'emigrazione dell'ottobre - novembre 2009 diceva che un africano che raggiunge il mondo occidentale migliora mediamente di 16 volte il proprio reddito e abbatte mediamente di 15 volte la mortalità infantile dei propri figli. Davanti a dati come questi non è che puoi fermare chi arriva dall'Africa erigendo dei muri. Li fermi soltanto se dai l'opportunità all'Africa di crescere. L'Africa fino a alcuni decenni fa aveva un reddito pro capite addirittura più alto della Corea. Si è visto adesso qual è la situazione: l'Africa è precipitata e la Corea del Sud è un paese ricco. Ciò vuol dire che è una questione di investimenti, di credere nelle cose, nel dare fiducia, nel cambiare e soprattutto nel cambiare le regole del commercio internazionale. Se noi mettiamo dei dazi sull'Africa che arrivano, come diceva Kofi Hannan, all'834%, è chiaro che tu impedisci all'Africa di svilupparsi. Ed è chiaro che davanti ai numeri che dicevo prima, chiunque verrebbe via: se Calderoli fosse africano verrebbe via, se Bossi fosse africano verrebbe via!

Come giudica il modo in cui sta operando il governo italiano

Mi pare incasinatissimo, mi pare molto confuso. La cosa fondamentale secondo me è capire che tu non puoi mandare indietro nessuno, lo dico oggi come lo dicevo ieri come lo dicevo l'altro ieri. Tu non devi mandare indietro nessuno se non hai la certezza che non sia un profugo politico, perché qui ci sono delle leggi precise che negano questa eventualità. La legge dice che se uno è un profugo ha diritto all'asilo. Certo se scappa "soltanto" dalla miseria certo tu devi fare delle scelte. Però sul piano dei profughi teoricamente voglio dire tutti i profughi che vengono, vanno spartiti con l'Europa, ma vanno accolti.

mercoledì 30 marzo 2011

da www.repubblica bari

Saranno destinati in Puglia, a Manduria, i primi 1.450 immigrati che saranno trasferiti via nave da Lampedusa. All'annuncio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi segue un terremoto politico. Provoca la reazione del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che ha deciso di rassegnare le dimissioni, dopo le assicurazioni del governo sull'arrivo in terra pugliese di non più di 1500 profughi.
Allo strappo di Mantovano segue quello del sindaco della cittadina pugliese, Paolo Tommasino del Pdl. "Mantovano si è accorto di essere stato ingannato e con correttezza si è dimesso: lodo la sua onestà intellettuale".
Questo il commento del governatore Nichi Vendola alle dimissioni del sottosegretario che "dimostrano - ha aggiunto - come le mie critiche espresse su Manduria non erano pretestuose: stiamo subendo l'imposizione leghista, un modello ipotecato dal pregiudizio ideologico della Lega".

Occulto Italia - Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli - da www.beppegrillo.it

Maurizio Crozza - Ballarò del 29 marzo 2011

Prossimamente al cinema .....:)))

lunedì 28 marzo 2011

Marco Travaglio - Passaparola del 29 marzo 2011

Il sonno nella melma

Ha fatto molto clamore la vicenda della finta "terremotata" aquilana comparsa lo scorso 25 marzo a Forum,  tribunale televisivo e storico programma di Canale 5 in onda ormai da oltre 25 anni.
La storia è ormai nota.
La causa è quella tra moglie e marito : Marina e Gualtiero.
Abruzzesi, aquilani e separati 
Lei ha dovuto chiudere l'attività di abiti da sposa e chiede al coniuge 25 mila euro per rilanciarla.
Lui rifiuta, dice che L'Aquila è distrutta e che sarebbe un investimento fallimentare.
Marina dice che tutte la attività hanno riaperto lodando a dovere Berlusconi per la rinascita della città dove ormai tutti "hanno la casa coi giardini e coi garage".
E poi il colpo di grazia.
 "Dentro gli hotel - dice Marina - sono rimasti in tre, quattrocento. E gli fa pure comodo. Mangiano, bevono e non pagano niente, pure io ci vorrei andare".
Apriti cielo e polemiche a non finire.
Migliaia di commenti scandalizzati sui siti internet di informazione.
Insomma l'ennesima (imbarazzante) butade sulla infomazione pilotata, sul conflitto di interesse, sulla ennesima falsità propinata ad arte dalle reti Mediaset per manipolare la realtà.
Una figuraccia insomma.
Di pari per entità solo rispetto alla meravigliosa "inchiesta"gionalistica del programma Mattino 5 e del grande Brachino ai danni del giudice Mesiano che, per aver osato condannare il Premier ad un risarcimento milionario (750 milioni di euro) per la vicenda del Lodo Mondadori ,doveva passare per uno un pò fuori di testa.
Venne pedinato (telecamere al seguito) venendo inchiodato nella sua anomalia psico-somatica dal fatto di aver indossato dei calzini color turchese.
In serata, altra bella notizia.
Si viene a sapere che in comissione di Vigilanza Rai è stato presentato un emendamento Pdl - Lega con cui in occasione delle prossime elezioni ammnistrative del 15 e 16 maggio, si vuole equiparare i programmi di informazione (Annozero, Ballarò, Porta a Porta) a delle tribune politiche.
Ciò significherebbe che per poter andare in onda sotto le elezioni questi programmi dovrebbero ospitare tutti i candidati sindaci della competizione elettorale.
Snaturando così facendo i programmi in questione e quindi costringendoli a preferire la temporanea chiusura piuttosto che affrontare una insensata e distorta messa in onda
Esattamente come si fece clamorosamente un anno fa in occasione delle elezioni regionali.
Due casi che rappresentano alla perfezione lo stato di sudditanza della televisione italiana.
Stesa alle esigenze di uno solo che decide ciò che si può dire (L'Aquila  rinata e fiorita dalle macerie del terremoto) e cosa non dire (durante le prossime amministrative).
Mentre agli osservatori non rimane che la scelta dell'aspetto più scandaloso.
Il fatto che ciò sia ancora possibile o il cronico stato di indifferenza della gente.
Di un Paese dormiente ed ormai apatico praticamente a tutto.
Affoghiamo nella melma, (e ho detto melma) ma serenamente. Placidi.
E con la incoraggiante consolazione che andiamo a  fondo, ma non ce ne accorgiamo.  

domenica 27 marzo 2011

LA SCORIA SIAMO NOI da Il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2011



Centrali sì, centrali no? Il vero problema è la monnezza nucleare che rimane, di cui non ci si occupa e che preoccupa. Dunque quando si parla di nucleare bisogna ricordare che le questioni che si aprono vanno poi anche chiuse. A lanciare l’allarme è il responsabile di Greenpeace Italia Pippo Onufrio.

Semplificando: esistono due categorie di scorie radioattive. Una, in termini quantitativi, rappresenta il 90 per cento con un tasso di radioattività del 10 per cento. Secondo le linee guida dell’agenzia atomica di Vienna andrebbe costruito un deposito di superficie vincolato per tre secoli (se fosse stato costruito al tempo dell’ Unità d’Italia saremmo a metà dell’opera). Mentre l’altra (denominata categoria tre) in termini di volume è solo il 5 per cento ma contiene il 90 per cento della radioattività. Per queste ultime, ad oggi, non esiste ancora alcuna soluzione. In Italia poi si complicano, perché come spiega Onufrio, “buona parte dei rifiuti si trova all’interno di impianti posizionati vicino all’acqua e dunque con un ancora maggiore pericolo di contaminazione con l’ambiente esterno. In questa situazione totalmente fuori controllo come si può anche solo tentare di rilanciare il nucleare?”. Ci sono però altri pericoli. Un esempio? “ Gli ottanta bidoni di scorie liquide, altamente pericolose, conservate a Saluggia e che pare non interessino a nessuno di quelli impegnati a promuovere il nucleare e contemporaneamente affossare la promozione di fonti rinnovabili”.

Riassumendo: cosa c’è di nucleare in Italia oltre ai quattro reattori dimessi (Caorso, Trino Vercellese, Garigliano e Latina)?
Ecco la situazione – aggiornata al 21 agosto 2009 – ricostruita attraverso Greenpeace.

Caorso. Il reattore nucleare, originariamente destinato alla produzione di energia elettrica, venne arrestato nel 1988. Da allora rimangono stoccati 1.880 mc di rifiuti radioattivi e 1032 elementi di combustibile irraggiato (pari a 187 tonnellate).

Latina. Il reattore nucleare modello Gcr venne fermato nel 1986 contiene circa 900 mc di scorie radioattive.

Garigliano (Caserta). Il reattore nucleare del Garigliano destinato alla produzione di energia elettrica venne fermato nel 1978 per problemi di varia natura, ad oggi contiene circa 2.200 mc di scorie radioattive.

Saluggia (Vercelli). Il centro nucleare di Saluggia, per ritrattamento del materiale radioattivo, venne fermato nel 1983. Oggi è utilizzato come deposito di rifiuti radioattivi. Si parla di 1.600 mc di scorie radioattive e 53 elementi di combustibile irraggiato (2 tonnellate). È gestito da Fiat-Avio.

Da non dimenticare poi anche i depositi per la raccolta di materiale a bassa radioattività e sorgenti radioattive dimesse come Compoverde (Milano), “Controlsonic” (circa 1.000 mc di rifiuti radioattivi), il deposito “Crad”, attualmente in esercizio e circa 1.000 mc di rifiuti radioattivi. Il deposito “Gammatom” altrettanti 1.000 mc di rifiuti radioattivi e “Protex”: impianto-deposito contiene 1.000 mc di rifiuti a bassa radioattività. Nel deposito nucleare “Sorin” gli mc sono sempre 1.000 stessa quantità è stoccata al centro “Cemerad” in funzione.

Ispra. Gli impianti del centro nucleare Ccr-Ispra comprendono: il reattore nucleare di ricerca “Ispra 1” ed “Essor”, attualmente in fase di disattivazione. Assieme ad altri sistemi, complessivamente, stiamo parlando all’incirca di 3.000 mc di materiale radioattivo ed alcune decine di elementi di combustibile irraggiato.

Legnano (Milano). Impianto nucleare di Legnano è destinato alla ricerca universitaria è in esercizio contiene poche decine di mc di rifiuti radioattivi e qualche decina di elementi di combustibile irraggiato.

Trino Vercellese. Nel reattore nucleare Pwr di Trino Vercellese creato per produrre energia elettrica (arrestato nel 1987) ad oggi rimangono stoccati 780 mc di scorie radioattive e 47 elementi di combustibile irraggiato (pari a 14,3 tonnellate).

Rotondella (Matera). Costruito come impianto pilota del “ciclo U-Th” subì però l’interruzione nel 1978. È gestito dall’Enea vi sono stoccati circa 2.700 mc di scorie ma soprattutto 64 elementi di combustibile irraggiato (1,7 tonnellate) provenienti da una centrale nucleare Usa.

Bosco Marengo (Alessandria). Questo centro nucleare fu costruito per la fabbricazione di combustibile per reattori è in fase di disattivazione ma contiene circa 250 mc di rifiuti radioattivi.

Pavia. Il reattore nucleare “Lena” dell’Università di Pavia usato per la ricerca è in funzione e contiene poche decine di mc di materiale radioattivo e qualche elemento di combustibile irraggiato.

Milano. Il reattore nucleare “Cesnef” usato per la ricerca è in funzione. Anche qua sono presenti poche decine di mc di materiale radioattivo e qualche elemento di combustibile irraggiato.

Montecuccolino (Bologna). Questo reattore nucleare è gestito dall’Enea ed è in fase di disattivazione.

Pisa. Centro “Cisam” per la ricerca militare. È in fase di disattivazione e contiene pochi mc di rifiuti radioattivi oltre ad elementi di combustibile irraggiato.

Casaccia (Roma). Esistono diverse attività tra le quali: l’impianto di trattamento e deposito di rifiuti radioattivi, attualmente in esercizio, dove sono stoccati circa 6.300 mc di rifiuti ai quali si aggiungono quelli dell’impianto “Plutonio” (60mc), “Opec1” utilizzato “per le celle calde per esami post irraggiamento”, non è attivo, ma viene usato per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. Infine c’è “Triga”, attualmente attivo, che contiene 147 elementi di combustibile irraggiato.

Tendopoli a sorpresa

I venti di guerra che scuotono il nord - Africa portano le prime (visibili) conseguenze anche per il nostro Paese e, nello specifico, per il nostro territorio.
Oggi la nave San Marco della Marina militare italiana ha attraccato al porto di Taranto con il suo carico di 547 nordafricani provenienti da Lampedusa.
Un operazione che si inserisce in un ambito di azioni più articolate che chiama in causa anche altre realtà pugliesi, come Bari e Barletta, a dare il proprio contributo a questa emergenza umanitaria.
I 547 sono destinati alla tendopoli allestita a tempo di record a Manduria,  presso quello che, tecnicamente, viene definito un CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione).
Sono gli ex 'Centri di permanenza temporanea ed assistenza', strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione.
Detti centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari.
Quindi parliamo di una struttura con una finalità temporanea.
Ma è già (e proprio) sulla natura della tendopoli si registrano le prime dolenti note.
Si deve prendere atto di uno stato di allarmante confusione sul punto.
Il sottosegretario agli Interni Mantovano parla di CIE. 
Gli assessori Regionali alla attuazione del proramma Fratoianni e alla Protezione Civile, Amati, con l'impicito avvallo della Prefettura di Taranto, contestano Mantovano e parlano di un vero e proprio Centro di Prima Accoglienza (CPE).  
Una struttura tipo quella di Lampedusa improntata quindi ad una funzonalità più stabile e duratura nel tempo.
Ovvimente comprensibile che in una situazione di emergenza l'esigenza primaria sia quella di dare risposte al problema.
Ma le amiguità della politica potrebbero nasconderci la realtà di un centro di prima accoglienza in pianta stabile a due passi da casa.
Con tutto il seguito di problematiche che ne conseguono e che abbiamo visto drammaticamente materializzarsi a Lampedusa.
E sapere da subito e con chiarezza con che tipo di nuova realtà ci si debba confrontare nei prossimi mesi pare il minimo che si possa pretendere. 

sabato 26 marzo 2011

Ecco tutte le bugie che ci hanno raccontato sulla Guerra libica Video Libera TV

I bambini di Taranto - tratto da www.beppegrillo.it

"Con tutto rispetto dei bimbi di Chernobyl, vorrei parlarvi dei bambini di TARANTO. Quella città del sud della Puglia ridotta ad una fogna di polveri e gas tossici.Vivere a Taranto è molto peggio che vivere a Tokyo immersa nelle radiazioni nucleari. I bambini non hanno un colorito roseo sulle loro guance. Sono gialli,con occhiaie, malaticci, molti con tosse e bronchiti persistenti, che diventano croniche in poco tempo. Nel loro sangue ci sono tracce di diossina e metalli pesanti tossici. Le mamme vedendo i loro figli in quelle condizioni, credono di fare cosa buona rivolgendosi ai loro pediatri, che altro non fanno che avvelenarli di più con antibiotici, cortisoni, antistaminici. L'ospedale Moscati di Taranto è pieno di bambini con patologie molto gravi causate dall'inquinamento dell'aria, dei,cibi, del terreno, del mare. Bambini condannati a soffrire in futuro ,in nome di un'industria obsoleta, l'ILVA. Quest'azienda è a ridosso della città con ciminiere distanti solo 200 metri in linea d'aria che emettono veleni 24 ore su 24, festivi compresi. Beppe,ti dico che la situazione è veramente molto grave. Mi vien da piangere te lo giuro .Anch'io ho tre bimbi,e immagino se vivessero lì. Ci sono stato una settimana fa a Taranto e nel treno, nonostante ci fossero i finestrini chiusi e aria condizionata, all'ingresso di Massafra che dista circa 15 chilometri dalla città entrava un puzzo incredibile misto di gas maleodoranti e nauseabondi. Lì a Taranto stanno morendo." Roberto Colla

Nucleare in Italia, business francese - Giorgio Meletti - Cadoinpiedi.it - tratto da www.beppegrillo.it

La Francia è la vera malata d'Europa. L'uscita dal nucleare sarà catastrofica per i francesi. Devono riconvertire completamente la loro economia. Quasi l'80% dell'elettricità francese è generata dalle centrali nucleari, pari a un terzo di tutte le centrali europee, che danno lavoro a 200.000 persone. La Francia vende centrali nucleari. Il PIL francese, secondo la Società Francese per l'Energia Nucleare, non può fare a meno del business nucleare che produce dai 20 ai 28 miliardi di euro all'anno. La fine del nucleare vorrebbe dire la chiusura di tutte le centrali nel tempo, con costi di qualche miliardo (per difetto) per ognuna e la riconversione completa dei sistemi di produzione di energia. Adieu douce France nucléaire.

Il corpo delle donne - di Lorella Zanardo

giovedì 24 marzo 2011

Abbastanza attuale direi ...

Gassman recita "L'onestà de mi nonna" di Trilussa

Cetto è (sempre) vivo e lotta insieme a noi

Saverio Romano è il nostro nuovo ministro dell'Agricoltura. Ex Udc, oggi colonna del gruppo dei Responsabili (il partito che vede tra gli altri, quello Scilipoti ex Idv che, a sorpresa, garantì il suo voto di fiducia al governo Berlusconi).
Un nome, quello di Romano, fortemente voluto dal Governo.
Alla convinzione con cui la maggioranza a guida Pdl - Lega ha voluto Romano al dicastero si è contrapposta la "perplessità" del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Prima solo per vie traverse: in quella fase di trattative improntata al più classico del toto-nomi sui papabili candidati al rimpasto di governo, atrvareso una complessa azione di ambasciate e diplomazie messa in piedi dai funzionari del Quirinale.
Poi, dopo il giuramento del ministro, con una esplicita nota del Presdente della Repubblica che manifestava tutte le sue perplessità e imbarazzate riserve, mentre auspicava un pronto chiarimento della posizione giudiziaria del Romano. 
Si da il caso, infatti, che il "Responsabile" Saverio Romano sia indagato (e non imputato come attribuito alla nota del Quirinale e sdegnosamente corretto dall'ufficio stampa del politico siciliano) a Palermo in due inchieste per concorso esterno in associazione mafiosa.
E non solo.
Il rapporto tra Palazzo Chigi ed il Colle si è ulteriormente ibernato a causa della discussione in corso  su un curioso ddl che alzerà (ovviamente con costi generosamente sopportati dal contribunente) il numero dei sottosegretari possibili aggiungendone ben dodici.
Le (inattendibili) malelingue dicono per premiare i coraggiosi Responsabili venuti in questi mesi a crearsi non si sa bene come ed andati generosamente in soccorso di un Governo che solo fino a qualche mese fa era considerato (dai più ottimisti) moribondo.
Il primo aprile i giudici di Palermo decideranno se archiviare o proseguire le indagini in corso a carico del neo-ministro indagato e non imputato.
Nel frattempo non ci resta che assistere all'ennesima beffa di un potere che in Italia (e trasversalmente da parte di tutti rispetto alle parti politiche in campo) regola la propria esistenza sui dettami del "manuale Cetto Laqualunque". 
Gli incensurati, insomma, non hanno speranza di carriera in questa politica. Male assoluto di un sistema che non concede loro più nulla. 
Al massimo qualche disinteressata prescrizione breve.    


mercoledì 23 marzo 2011

Nessuno è immune

TRATTO DA http://www.beppegrillo.it/

Una modica quantità di radiazioni è attesa sull'Europa questa settimana. Cosa succederà in futuro se i reattori di Fukushima non saranno messi sotto controllo?"Secondo il modello di previsione di meteo-France, consultabile sul sito del'Institut de radioprotéction et de surté nucleaire (un ente pubblico), mercoledì 23 la nube radioattiva coprirà la Francia, il giorno successivo sarà la volta dell'Italia. La concentazione attesa dovrebbe essere dell'ordine di 0,001 Bq /m3 in Francia e sul resto dell'emisfero settentrionale. Per un confronto dei valori misurati nei giorni successivi alla catastrofe di Chernobyl, si tenga conto che in quel caso i valori superavano i 100 000 Bq / m3 nei primi km in prossimità del reattorte e si attestarono in un range compreso tra i 100 e 1.000 Bq / m3 nei Paesi più colpiti dal plume radioattivo (Ucraina, Bielorussia). In Francia, i valori ​​misurati sul versante est erano compresi tra 1 e 10 Bq/m3 (primo maggio 1986). Oggi una attività molto bassa di cesio-137 residuo presente nell'aria, dopo quell'incidente, si attesta su valori di 0.000001 Bq/m3". da Peacelink, segnalazione di anib roma

martedì 22 marzo 2011

Intervista a Gino Strada (tratta da www.beppegrillo.it)

Il prezzo della servitù

    
Guerra in Libia. Quarto giorno.
Mentre le bombe compiono il loro sporco lavoro in terra d'Africa, sul versante della diplomazia da cittadini e semplici lettori di quotidiani, assistiamo impotenti e affranti alle ultime vicissitudini che, come al solito, ci vedono assumere la classica posizione "all'italiana".
Partita l'iniziativa militare, il nostro Paese non aveva proferito mezza parola di replica.
Nel segno della coerenza della propria politica internazionale e delle proprie scelte "belliche" filo - anlgo-occidentale degli ulimi anni (o decenni) l'Italia ha aderito a "Odissey Dawn" (Odissea all'alba) dando disponibilità delle proprie basi e di mezzi di supporto logistico alle azioni militari in corso.
Nessuna novità. Lo facciamo da sempre.
Ma proprio quando meno te lo aspetti un Frattini qualsiasi, un bel giorno, detta le regole.
"O si da il comando alla Nato o ci sfiliamo".
Tesi supportata anche dal Presidente della Repubblica, Napolitano.
Cosa spinge ad una inversione di rotta così netta nei rapporti con gli Alleati nella gestione di azioni di guerra ? Noi sempre silenziosi e ubbidienti in tante (tutte) altre circostanze, oggi ci ribelliamo e poniamo condizioni ? Le celebrazioni dei 150 anni dalla Unità di Italia hanno rispolverato un nazionalismo creduto morto sotto le ceberi del Ventennio ? 
Sicuramente no. 
Le ragioni stanno nel senso e nella natura dei nostri rapporti con la Libia e con Gheddafi.
Proviamo solo a salvare il salvabile.
Per quanto il Rais africano sia un dittatore feroce al potere da oltre 40 anni e che (se avesse una coscienza) porta il peso di migliaia di morti, è un potente interlocutore socio d'affari per l'Italia. Un trattato di amicizia (?) e finanziario firmato non più tardi di tre anni fa ci impegna a versare 5 miliardi di euro in 25 anni (mentre nulla è previsto di quello che dovrebbe Gheddafi all'Italia per la nazionalizzazione effettuata in danno degli imprenditori italiani che avevano investito in Libia, prima del colpo di Stato del '69). Gheddafi è (era) in affari in Italia con ampi settori del gotha finanziario nazionale. 
Investimenti e partecipazioni azionarie per svariate centinaia di milioni di euro.
E poi il gas.
E poi il petrolio.
Un Paese ridotto ad essere succube di un potentissimo uomo d'affari, fissato con botulino e belle donne.  Ovunque colto come un impresentabile, inguardabile e imbarazzante soggetto, tranne che (sinora) per il suo stesso popolo.
Ovviamente si parla sempre di Gheddafi. Si intende.
O no ?    

                                                                                                                                                  

domenica 20 marzo 2011

La guerra di Piero (F. De Andrè )

Il cuore e la memoria

In questi giorni sto leggendo il bel romanzo di Clara Sanchez "Il profumo delle foglie di limone".
La storia è quella di un vecchio reduce dei campi di concentrameto (per questo diventato poi cacciatore di criminali nazisti) e di una giovane ragazza incinta che, lungo il filo delle proprie vicende personali, finiscono con l'incrociare le proprie vite imbattendosi in una coppia di anziani sposi che si scoprirà essere stata in passato un feroce duo di ufficiali delle S.S.
L'anziano cacciatore di criminali nazisti nonostante il peso dei suoi anni e il tempo trascorso apppare risoluto a compiere la sua ultima missione: togliere di mezzo la coppia di ex S.S. ed il suo seguito di neofiti nazisti che costellano il racconto della Sanchez.
Il fascino del carattere del protagonista sta molto in questo.
Un vecchio che si impegna in una missione solitaria.
In un mondo cambiato che dimostra in molte circostanze di aver dimenticato l'insegnamento che la Storia ci ha dato di certi orrori, l'anziano cacciatore di criminali da tutto se stesso e le ultime forze che la vita gli concede per concludere la sua missione.
L'attualità e i venti di guerra che spirano verso la Libia in questi giorni mi spingono spesso a pormi delle domande sul peso della memoria.
Siamo di nuovo in uno scenario di guerra. Cosa fare? A favore ? Contro ?
C'è uno Stato (con tanto petrolio e gas) nelle mani di un pazzo tiranno fanatico (che con queste credenziali non poteva non essere "amico" dell'Italia) che bombarda il suo stesso popolo.
Il cuore mi dice che si dovrebbe fare di tutto per non scatenare una guerra ma che alla fine se proprio si deve intervenire, farlo in modo che la cosa duri il meno possibile.
La memoria, però, mi parla di Serbia, di Kosovo, di Iraq e di Afghanistan.
In tutte queste vicende di guerra, in tutti questi casi c'è stato un intervento militare sanguinoso e logorante.
Spesso con risultati difficilmente decifrabili sul piano del giudizio. Come giudicare oggi l'Afghanistan ? All'alba di un ritiro gli USA lasciano un Paese sempre compromesso e per nulla salvato dagli odiati Talebani. Tanto che negli States si è più volte parlato di un nuovo Vitenam. Una guerra alla fine non è mai breve e mai (tanto meno e ovviamente) indolore. 
E per cosa si è disposti a mettere in piedi un intervento militare sanguinoso e logorante se non per un interesse superiore che ripaghi il sacrificio?
Interesse. La forza che muove un mondo che non mi piace.
Cuore e memoria nella realtà vivono un rapporto falsato dagli omnipresenti interessi superiori (e spesso quotati in Borsa) che fanno sempre dimenticare, omettere e, negli anni, ti portano a stringere mani che mai ci si sarebbe sognati di stringere.
Di contro e ad eccezione di queste dinamiche orgogliosamente l'Italia da al mondo l'impagabile esempio e il lavoro di Gino Strada e di Emergency.
Per il resto rimane l'amara sensazione che ormai cuore e memoria vivono in piena sinonia solo nei romanzi.
Come il vecchio cacciatore di nazisti di Clara Sanchez.

 

sabato 19 marzo 2011

In massa alla Massa (di San Giuseppe)

Non sono certo quello che può definirsi un fervente credente.
Ciò nonostante certe manifestazioni di fede non possono lasciare indifferenti.
Specie quando si realizzano attraverso cerimoniali che navigano in un ambito vagamente incerto, dove non sempre è semplice distinguere il folklore dalla fede intesa nel suo senso più mistico e profondo.
Nella parte orientale della provincia di Taranto è molto radicato il culto di San Giuseppe.
Nella settimana che va dal 12 al 19 marzo, in molte di queste comunità  (prima fra tutte San Marzano di San Giuseppe, ma anche Fragagnano, Lizzano e Monteparano) si assiste al rito della Massa.
I devoti di San Giuseppe mettono a disposizione le proprie case per innalzare degli altarini al santo utilizzando, più o meno, sempre la stessa composizione a piramide, con in alto la sua effige.
Gli altari sono ornati di fiori e candele ed affiancati da mensole piene di pietanze realizzate dai vari devoti.
 Fuori dalla stanza adibita all'altare, tavolate offerte ad avventori, fedeli e non, in cui a fare bella mostra di sè è appunto la Massa.
La Massa è un tipo di pasta cotta per diverse (molte) ore e condita (a seconda delle zone) con i più vari condimenti: dalle cozze ai ceci.
Quella immortalata in questa clip è stata realizzata a Monteparano.
Nel complesso quello che può ben definirsi un cerimoniale bipartizan, che sazia nello spirito i più credenti e nello stomaco i più pagani.